Ormai svestiti da anni i panni di Moltheni, Umberto Maria Giardini approda a un nuovo progetto musicale con Ugo Cappadonia dando vita a Stella Maris. Una volta poste le fondamenta, l’idea di base è stata poi intonacata assieme a Gianluca Bartolo, Emanuele Alosi e Paolo Narduzzo, che completano la line-up dell’omonimo album edito il 24 novembre per La Tempesta Dischi.
Il disco regala riferimenti a una certa new wave anni ’80 che dei sixties riprendeva suoni e armonie, con la presenza molto personale di Umberto, mai così maturo nel timbro vocale e nell’interpretazione. Canzoni tipicamente sognanti in cui ci si perde tra i fluidi arpeggi di chitarra, come testimonia “Quella primavera silenziosa”. I brani sono pervasi da una malinconia romantica che spesso rimanda agli Smiths, venature particolarmente accentuate in “Rifletti e rimandi”, mentre la traccia a seguire, la più aggressiva “Piango pietre”, cita nel riff portante i Blondie di “Call me”. “Eleonora no”, singolo che ha anticipato il disco, sforna una ritmica calzante su un amore sfumato, ed è proprio il vivere quotidiano dei rapporti che plasma la gran parte dei testi.
“Stella Maris” è un lavoro riuscito, che si discosta dal terreno indie che oggi va per la maggiore: dieci quadretti autunnali nei quali ci si lascia trasportare e rapire da eteree melodie.
di Melody Zucchetti