Si cresce, è inevitabile, e quelli che erano solo pensieri labili spalancano le porte e ti fanno aprire gli occhi sulla realtà. Il mondo sospeso dell’adolescenza inizia a farsi fin troppo pesante da sopportare e allora non resta che poggiare i piedi per terra e rendersi conto che il tempo passa, anzi, corre e delle favole che ci facciamo nella testa, dell’illusione di un’eterna felicità, che cosa rimane?
Nel loro secondo LP “La Migliore Età“, in uscita il 28 ottobre per Maciste Dischi, i Violacida si tingono di malinconia, la gioventù spensierata di “Storie mancate”, album d’esordio del 2013, resta intrappolata in una foto che ormai rappresenta solo un ricordo, la realtà non è altro che una corsa inarrestabile tra cose da fare, da capire, da vivere che sono ben lontane dai desideri personali. Con un ricordo lampante del lato dolce dei Verdena, i Violacida ci mostrano la vita a portata di un click e tanti volti dietro ad uno schermo, tante vite, tanti viaggi, tante storie da raccontare, ma con un grande vuoto dentro che lascia spazio alla banalità.
“La Migliore Età” è un album ricco di critiche, rivolte agli adolescenti che si lasciano trasportare dalla corrente, volutamente nascoste … dietro ad un dito. Perché se la strada da percorrere sbatte in faccia solo obblighi e se provano a renderti diverso da come sei, non puoi che alzare gli occhi al cielo e il percorso cercarlo lì.
di Ilaria Sutti