Gli Afterhours tornano sul palco della Capitale per la tappa estiva di HPDB e si presentano al Postepay Rock in Roma in pompa magna. Con loro il guest internazionale Nic Cester, protagonista con la band del singolo “Veleno” che accompagna il tour.
Glorificare la presenza scenica di una delle migliori band italiane è del tutto scontato. Per quanto è vero che “non di solo pane vivrà l’uomo”, i rockers di Milano uniscono l’utile al dilettevole, attraversando la penisola in meno di un anno per due lunghi tour stagionali. Stakanoviste api operaie vestite in completo, che suonano per fatturare e contaminare anime.
Si presentano sul palco lentamente, ognuno raggiunge la sua postazione e si parte con “Hai paura del buio” e la voce di Giorgio Prette. “1.9.9.6” detta la marcia ed i fans, che sono sempre calorosi, ma non tantissimi sotto il palco,cantano, pogano, si baciano , si scatenano e sono per nulla stanchi di emozionarsi ancora con le canzoni di sempre.
Il susseguirsi della scaletta, che fedelmente riproduce quella dell’album, riempie l’Ippodromo di Capanelle di ottimismo. Sul palco la band è carica. Diviene palese l’impegno della stessa a suonare in maniera irreprensibile sia stilisticamente sia emotivamente una serie di brani (che i più estremisti definirebbero triti e ritriti) e farli sembrare un nuovo punto di vista, sapendo rendere omaggio a chi c’è; divertendosi con il pubblico: il combustibile che alimenta la locomotiva guidata da Manuel Agnelli. Sarà lo stesso frontman a definirlo incredibile e a incitare gli indecisi ad addentrarsi nel sotto palco e mettere fine a “una cosa asimmetrica che lo sta mandando fuori”. Non sarà accontentato del tutto e questo sembrerà essere il suo cruccio per tutta la sera.
Sempre camaleontici e vigorosi Xabier Iriondo e Rodrigo D’Erasmo che si destreggiano sul palco tra i vari strumenti come tarantolati. Assolutamente glam il basso e la seconda voce di Roberto Dell’Era ed elegantissima la chitarra e la presenza scenica di Giorgio Ciccarelli. Fieri, belli e ironici tutti. Ed ecco che dopo essere esplosi sul classico “Punto G”, Agnelli al microfono annuncia: “Signore e signori, Nic Cester!” ed è subito “Veleno”. Il pubblico non sa proprio resistere alla voce di Cester. Balla con lui, lo accoglie con assoluto entusiasmo tenendo il tempo, intonando i riff e cori. E’ caldo sopra e sotto il palco ed anche la batteria di Prette suda.
HPDB è come specchiarsi e ritrovarsi nella propria forma migliore ed essere pervasi da un’energia che non è fine a stessa. HPDB sembra essere un manifesto e con la mite “Mi trovo nuovo” si conclude la prima parte del live.
Il pubblico non ne ha abbastanza e reclama ancora una volta i musicisti che, prontamente e in un total black, si presentano con strumenti alla mano per un primo encore con le canzoni simbolo di Padania. Questa parte del live si trasforma in una visione molto più intima, anche se sempre tiratissima a livello musicale,tocca corde esistenziali e mostra il volto adulto della band che in questa parte del live è nel suo vestito migliore. Incantevole e struggente l’interpretazione di “Costruire per Distruggere”.
Poche chiacchiere, tanti e sentiti “Grazie” e di nuovo buio sul palco. Tornano e accontentano gli ultras di “Facce Strategie”. Fanno Strategie , ma in una versione rivisitata che mette in crisi proprio tutti e loro dal palco sembrano godersela. Il secondo encore è un “best of”. Da Agnelli a torso nudo su “La verità che ricordavo” a “Quello che non c’è” passando per “Ballata per la mia piccola iena”. Sul palco c’è un collage lungo vent’anni di chi gli Afterhours sono e di chi sono stati.
“Bye Bye Bombay” chiude più di due ore di live. La band è stremata e Agnelli termina la sua performance “svenendo” sul palco, in un “orgasmo (musicale) che placa ogni reazione” . Un live completo, dal tocco internazionale e intrinseco di ricerca estetica.
Che sia una celebrazione probabilmente è vero, ma lo è nella sua più spirituale accezione. E mettendo al bando l’indolenza tipica italiana, la band sa inserirsi perfettamente in un contesto più europeo, e pare che con il suo vagabondare tra festival e città professi: “Musicisti contabili di tutti i paesi, unitevi!”.
La scaletta
Hai paura del buio?
1.9.9.6.
Male di miele
Rapace
Elymania
Pelle
Dea
Senza finestra
Simbiosi
Voglio una pelle splendida
Terrorswing
Lasciami leccare l’adrenalina
Punto G
Veleno
Come vorrei
Questo pazzo pazzo mondo di tasse
Musicista contabile
Sui giovani d’oggi ci scatarro su
Mi trovo nuovo
Encore:
Spreca una vita
Ci sarà una bella luce
Costruire per distruggere
Io so chi sono
Padania
Strategie
La verità che ricordavo
Non è per sempre
Ballata per la mia piccola iena
La sottile linea bianca
Quello che non c’è
Bye Bye Bombay