Pierfrancesco Favino due volte protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia 2014 come Al Pacino? Sì, ma nello stesso film, nelle vesti di produttore e protagonista di “Senza Nessuna Pietà”, regia di Michele Alhaique, in concorso nella sezione Orizzonti.
Fa davvero uno strano effetto vedere un sex symbol come Favino si presenti completamente trasfigurato: appesantito, barbone e occhi iniettati di sangue. Un gigante buono, il suo personaggio: Mimmo, muratore, ma suo malgrado invischiato nell’ambiente della malavita romana. Una vita defilata, fino a quando non arriva una ragazza a sconvolgerla. Insieme lotteranno per ricominciare una vita libera dai soprusi che sono costretti a subire.
A metà tra il filone mafioso, regionalizzato sulla malavita romana, e quello romantico, con molte ingenuità e forzature di scrittura che ricordano teneramente “Tre Metri Sopra il Cielo”, “Senza Nessuna Pietà” è piuttosto prevedibile (diciamo che chi non capisce come va a finire dopo un quarto d’ora …).
Qualche inquadratura indovinata, l’estetica di periferia degradata fotograficamente è sempre forte. Per il resto, nonostante Favino si trovi a suo agio nei panni di un mattatore piuttosto dimesso, la storia fila meccanica e piena di stereotipi e scene già viste su tutti gli schermi, grandi e piccoli.