Troppe anime nel condominio degli scontri
In un vecchio palazzo a piazza Vittorio nel cuore di Roma si snodano le vicende di un eterogeneo gruppo di inquilini, una folla multietnica segnata da profonde differenze e tensioni razziali sociali e culturali. C’è la giovane coppia in crisi, il ragazzo spericolato, l’anziana razzista, la portinaia pettegola, il ligio professore. Ci sono gli stranieri con i loro problemi di inserimento, tra affitti in nero e sfruttamento del lavoro. Infine ci sono Nurit, fuoriuscita iraniana in cerca di asilo politico, ed Amedeo, il condomino modello che crede nel dialogo e nell’incontro col prossimo.
Fino a quando una morte improvvisa rompe l’instabile equilibrio condominiale e mette tutti nella posizione di possibili sospettati.
OneLouder
Regia e script non rendono giustizia all’originale coralità del romanzo perdendosi in una marea di personaggi e sottotrame non adeguatamente sviluppati. Tra satira, commedia surreale, dramma familiare, thriller e denuncia sociale, le diverse (troppe) anime del film non si amalgamano mai in una visione organica convincente. Il risultato è un pasticcio generoso ed ingenuo, in cui anche il messaggio di integrazione razziale rischia di annacquare la propria efficacia drammatica nel tono predicatorio e retorico del pamphlet.